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lunedì 11 febbraio 2013

EDITORIALE - “I quattro ex pilastri dell’Italia”

La campagna elettorale infuria sempre più vuota di contenuti e di idee. C’ è da sperare che il popolo si renda finalmente conto di essere turlupinato da questa miriade di partiti e congreghe che rappresentano il nulla: autentico male dell’Italia. Da queste ordalie mediatiche non esce alcun progetto utile ad arginare la molteplici frane che affliggono il nostro Paese. Non solo non si parla di vere riforme per sanare il gigantesco spreco dei costi della politica e di uno Stato basato sul parassitismo. Ma ancora più drammatico è il non menzionare neppure la creazione di lavoro in un’Italia ormai paralizzata: “liquido tutto” è lo slogan dei negozi in chiusura e di infinite altre attività. In questa triste apocalisse dobbiamo assistere al ring dei politicanti maggiori e minori che si tirano “diretti” e “montanti” per arrivare a rosicchiare qualche boccone di potere. Solo questo interessa ai cosiddetti “corridori” elettorali. Intanto assistiamo al disfacimento di quelli che erano i pilatri della nostra vita civile.
Da quando è proliferata in tutte le province italiane, l’UNIVERSITA’ continua a sfornare lauree di basso livello che, è ovvio, non qualificano soggetti da immettere nel mercato del lavoro. Abbiamo circa 200 Università con un numero di Facoltà fra le più fantasiose: corsi con un massimo di dieci studenti. Mentre nelle Facoltà classichesi deve ricorrere al numero chiuso.
La MAGISTRATURA era un Ente ritenuto sacro. Il magistrato era visto come entità al disopra delle parti attento alla Bilancia della Legge. Oggi assistiamo ad ingiustizie della Giustizia dove un complesso di leggi garantiste permettono ad assassini e rapinatori di circolare a piede libero o al massino di stare ai domiciliari.  E una frangia di magistrati va in politica classificandosi palesemente di parte.
La BANCA, una volta SANTUARIO dei risparmi del cittadino, avventuratasi nella New Economy, è diventata distruttrice di ricchezza.
Infine l’ARMA DEI CARABINIERI, garanzia del vivere civile, ha lasciato infiltrare la politica: ha perso il mordente che la caratterizzava ela burocrazia ne ha limitato l’efficienza. Quali speranze per il futuro?









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